«Il troppo stroppia» diceva la nonna. Quando si esagera con la quantità il rischio è quello di deturpare la qualità di qualcosa. Ma è davvero questo l’importante: fare in modo che tutto sia sempre noiosamente perfetto o qualitativamente rilevante?
Il Festival Como Città della Musica 2018 può essere preso come esempio. Nel suo cartellone è possibile trovare appuntamenti in grado di mettere in risalto il valore della quantità in ambito musicale, senza che si perdano nella performance bellezza e impatto emotivo. Il punto di forza del Festival è tutto nel concetto di partecipazione: dare agli amanti della musica la possibilità di prendere parte a produzioni dalla portata colossale. Vediamo alcuni esempi.
Il progetto Otello 200.com, che apre il cartellone estivo, è emblematico. Si basa sull’idea di creare un coro di duecento elementi chiamando a raccolta chiunque abbia passione per la musica, buona volontà e una dose abbondante di spirito di iniziativa. Dilettanti, insomma, ma nel senso originario del termine, ossia quello di ‘provare diletto’ per quello che si fa, senza doverlo necessariamente fare per professione. E dovreste vedere quanta gioia riempie i volti di questi coristi di tutte le età, impegnati da mesi col M° Jacopo Rivani per realizzare una delle opere più complesse del repertorio verdiano.
Un altro caso è quello dei 100 Cellos, l’adunata di cento e più violoncellisti provenienti da tutta Italia (e non solo) guidata dagli spiriti irrefrenabili di Enrico Melozzi e Giovanni Sollima. Per tentare di comprendere la potenza di suono e l’energia di cento violoncelli vi basti sapere che stiamo parlando di un numero almeno dieci volte superiore a quello necessario per un’orchestra sinfonica di ampie dimensioni. A dare vita a questa falange di custodie colorate troviamo uno di fianco all’altro musicisti affermati, prodigi dello strumento, orchestrali, solisti, ma anche ragazzi alle prime armi, studenti e instancabili pensionati.
Qualcuno potrebbe chiedersi se il fatto di aprire i palchi (e le strade) di un festival musicale così importante a chi non è un professionista in ambito musicale non significhi chiudere la porta in faccia alla limpidezza dell’esecuzione, alla purezza della performance o, in una parola, alla qualità.
No. Perché il senso della musica, qualunque esso sia, per certo non si trova in questa iperuranica perfezione. Se proprio lo si vuole scorgere bisognerà guardare a quel ‘sentirsi parte di qualcosa’ che soltanto il fare musica insieme è in grado di offrire.
Como coglie nel pieno il concetto e fa del suo festival estivo una delle ormai poche realtà in cui è possibile per chiunque provare tale ebbrezza. Alla luce di ciò, un paio di stonature e qualche entrata ‘fuori tempo’ non hanno alcuna importanza. La quantità diventa così la vera qualità della musica. Dopotutto la nonna diceva anche: «lo vuoi un altro panzerotto?».
[articolo comparso sull’ormai perduto Quellidelledomande.it]
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Tua nonna invece dice” mangia un altro panzerotto!”